STORIE E LEGGENDE ISTRIANE
Storie e leggende istriane rivivono nel libro di Maria Secacich
Un universo favolistico che attinge alla grande storia e ne addomestica personaggi ed eventi, quello della tradizione istriana quale emerge dal volume Storie e leggende istriane, ristampa del 2014 della tesi di laurea discussa da Maria Secacich all'Università Cattolica di Milano nell'anno accademico 1938-'39. Nata a Pola nel 1913, ne frequentò il Liceo Carducci. Conseguita la laurea, dopo pochi anni rientrata nella città natale, ebbe la cattedra di italiano, latino e greco nello stesso Istituto che l'aveva vista studentessa. A narrarne è in questo stesso volume un suo allievo, Iginio Udovicich, che l'aveva accompagnata da Capodistria a Fianona nelle sue ricerche sul campo, presso contadini e pescatori, paesi e borghi marittimi e interni della piccola penisola. E dunque li immaginiamo, la professoressa e il suo allievo, percorrere taccuini alla mano le vie di campagna e le rive, affacciarsi alle botteghe dei piccoli artigiani e distogliere gli uomini di mare dal rammendare le reti per raccontare le antiche storie orali, consapevoli – come scrive nella prefazione Udovicich – che «la leggenda non si cura delle "unità aristoteliche" di tempo, di luogo e di azione» ed invece proietta i suoi protagonisti «in avanti e indietro nel tempo, secondo le credenze popolari, a compiere misfatti o buone azioni in luoghi da loro mai frequentati». «Questa "atemporalità" – sottolinea il co-autore della presente edizione – è parte del fascino di queste storie; si attribuiscono allo stesso personaggio sia la costruzione di un tempio romano che il massacro dei Turchi».
Un universo favolistico che attinge alla grande storia e ne addomestica personaggi ed eventi, quello della tradizione istriana quale emerge dal volume Storie e leggende istriane, ristampa del 2014 della tesi di laurea discussa da Maria Secacich all'Università Cattolica di Milano nell'anno accademico 1938-'39. Nata a Pola nel 1913, ne frequentò il Liceo Carducci. Conseguita la laurea, dopo pochi anni rientrata nella città natale, ebbe la cattedra di italiano, latino e greco nello stesso Istituto che l'aveva vista studentessa. A narrarne è in questo stesso volume un suo allievo, Iginio Udovicich, che l'aveva accompagnata da Capodistria a Fianona nelle sue ricerche sul campo, presso contadini e pescatori, paesi e borghi marittimi e interni della piccola penisola. E dunque li immaginiamo, la professoressa e il suo allievo, percorrere taccuini alla mano le vie di campagna e le rive, affacciarsi alle botteghe dei piccoli artigiani e distogliere gli uomini di mare dal rammendare le reti per raccontare le antiche storie orali, consapevoli – come scrive nella prefazione Udovicich – che «la leggenda non si cura delle "unità aristoteliche" di tempo, di luogo e di azione» ed invece proietta i suoi protagonisti «in avanti e indietro nel tempo, secondo le credenze popolari, a compiere misfatti o buone azioni in luoghi da loro mai frequentati». «Questa "atemporalità" – sottolinea il co-autore della presente edizione – è parte del fascino di queste storie; si attribuiscono allo stesso personaggio sia la costruzione di un tempio romano che il massacro dei Turchi».