(L'Arena di Pola luglio 2016)
La mattina di domenica 12 giugno, dopo la partita di calcetto, i pullman sono partiti da Verudella per condurre i radunisti nei pressi del Duomo di Pola, dove alle 11.30 mons. Desiderio Staver ha iniziato a celebrare la messa in lingua italiana. Durante la funzione abbiamo contato 174 fedeli, tra cui radunisti, connazionali residenti e autorità come il console generale d’Italia a Fiume Paolo Palminteri, il console onorario d’Italia a Pola Tiziano Sošić, le vice-presidenti della Regione Istriana Viviana Benussi e Giuseppina Rajko, il presidente della Comunità degli Italiani nonché vice-sindaco di Pola Fabrizio Radin e il direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno Giovanni Radossi. C’era inoltre il coro maschile e femminile della Società artistico-culturale “Lino Mariani” della Comunità degli Italiani di Pola, che ha cantato magistralmente numerosi brani sacri suscitando anche commozione. Il celebrante ha salutato con gioia le autorità presenti e tutti i «cari polesani». Durante l’omelia ha sottolineato la misericordia senza limiti di Dio, che ci chiama alla conversione del cuore.
Al termine della messa il coro misto si è sistemato davanti all’altare verso l’uditorio, ricevendone un applauso. Loretta Godigna, presidente della SAC “Lino Mariani”, ha recitato la toccante poesia dialettale di Ester Sardoz Barlessi La mia cità. Il coro ha poi cantato il Va, pensiero, con i fedeli in piedi.
Il sindaco dell’LCPE Tullio Canevari ha infine consegnato al «fratello» Desiderio Staver la benemerenza annuale “Istria terra amata”, leggendone la motivazione: «Il Libero Comune di Pola in Esilio con unanime deliberazione ha deciso di conferire, alla presenza del popolo polesano esule e del popolo di Pola, durante il Giubileo della Misericordia, a Monsignor Desiderio Staver il riconoscimento “Istria terra amata” per avere negli anni sempre accolto e consolato gli esuli durante i pellegrinaggi nella loro città e per averli uniti in un unico cristiano e fraterno abbraccio con gli attuali abitanti». Mons. Staver si è detto grato e riconoscente, invitando tutti a pensare a Gesù risorto, che ci dà pace e gioia.
L’appuntamento successivo è stato, fuori dal Duomo, davanti al cippo in onore delle vittime della strage di Vergarolla, dove la Comunità degli Italiani di Pola aveva ripristinato la foto del dottor Geppino Micheletti nuovamente vandalizzata lo scorso aprile. «Siamo amareggiati – ha esordito Tullio Canevari – perché ancora una volta la foto del dottor Micheletti è stata danneggiata. La Comunità degli Italiani l’ha sostituita. Stiamo lavorando affinché il monumento venga completato con i nomi delle vittime. Un giorno o l’altro li vedremo».
«All’inizio degli anni ’70 – ha affermato il consigliere dell’LCPE Lino Vivoda – organizzavamo le prime gite a Pola da Genova in pullman. La terza volta che andammo al cimitero di Monte Ghiro la polizia jugoslava ci proibì qualsiasi manifestazione di gruppo. Allora don Staver ci disse: “Venite nel Duomo, che è casa vostra! Pola senza di voi ha perso l’anima”. Lo ringraziamo di cuore».
Il quindicenne Santiago Fornasir, figlio del consigliere Marco Fornasir, ha quindi deposto ai piedi del cippo il cuscino di fiori offerto dall’LCPE. Mons. Staver ha recitato l’Eterno riposo. Infine il coro maschile “Mariani” ha cantato il Requiem.
Dopo la cerimonia i radunisti hanno fatto ritorno all’Hotel Brioni per il pranzo collettivo.
Il sindaco Canevari ha quindi introdotto il protagonista della serata. «Il prof. Bernardi – ha fatto presente – è soprattutto un amico, una persona di cultura con un curriculum di due pagine che non vuole che io legga. Ci accomuna l’essere entrambi del 1937. Ci accomuna poi l’amore per l’Istria: un amore ovvio per me, ammirevole e immenso da parte del prof. Bernardi. Lui parla come noi. Infine ci accomuna una grandissima ammirazione per Fulvio Tomizza, uno che sofferse per la sua natura. Non nascose mai di essere metà italiano e metà croato. Ebbe grandissime difficoltà. Quando lo conobbi mi diede l’impressione di un uomo triste che non era riuscito a far capire il suo dramma».
(Arena di Pola dicembre 2014)
IL LIBERO COMUNE POLA IN ESILIO premia Simone Cristicchi
Il successo strepitoso ottenuto in ben quindici rappresentazioni consecutive al Teatro Carcano di Milano ha ripagato Simone Cristicchi e gli esuli giuliano-dalmati dell’attesa, durata un anno, piena di costernazione e di ansia. Infatti, dopo che moltissimi teatri in Italia, a cominciare da Trieste, e perfino in Istria e a Toronto (Canada), avevano accolto lo spettacolo e registrato grandi successi, e altri grandi teatri milanesi lo avevano messo “in attesa” per l’intera passata stagione teatrale, forse per paura, forse per calcolo errato, finalmente lo storico e rinnovato Teatro Carcano, da 1000 posti, ha messo in cartellone Magazzino 18 per undici recite serali o pomeridiane e quattro recite riservate alle scuole. Il debutto del 26 novembre 2014, in particolare, è stato ampiamente pubblicizzato dai normali canali, con l’aiuto del Libero Comune di Pola in Esilio, del Comitato Provinciale di Milano dell’ANVGD, dell’associazione Amici Triestini e da altri gruppi ed associazioni di esuli residenti in Lombardia, alcuni dei quali hanno organizzato raccolte di prenotazioni e perfino mezzi di trasporto per raggiungere più agevolmente il centro di Milano.
Prima dell’apertura del sipario Cristicchi ha accolto dietro le quinte chi desiderava testimoniargli a priori la propria stima, abbracciarlo, consegnargli un libro, un piccolo dono; fra questi la nostra associata Giuliana Lanz, la nostra poetica “pittrice con i fiori”, e chi aveva difficoltà di movimento in carrozzella in una sala gremita.
Lo spettacolo lo conoscete. Nella sua forma integrale non fa sconti a nessuno: né alla comica insipienza, tracotanza, prepotenza dei tanti governi e funzionari governativi che si succedono fino ad oggi; né, nell’800, alle strategie austro-ungariche di “divide et impera” che condussero ai primi fatti di sangue fra le varie etnie ed ai primi esodi dalla Dalmazia; né alle direttive nazionalistiche diffuse in tutta l’Europa “civile” fra le due guerre, allora tanto accettate ed oggi giustamente considerate abominevoli; né ai campi di concentramento per accertati o presunti nemici e quelli a titolo preventivo (perché i compi di concentramento sono tutti inumani: pensate ai campi della guerra civile americana del 1860-65, alla Gmünd del 1916, alla Lampedusa del 2013, ai campi dell’Africa e del Medio Oriente di oggi); né alla ferocia della guerra in campo aperto e della guerra partigiana; né alla direttiva cieca ed inumana di denazionalizzazione forzata delle terre giuliano-dalmate, dal 1943 in poi, “con qualsiasi mezzo; e così fu fatto”: foibe, annegamenti, sparizioni, esecuzioni sommarie, internamenti senza più ritorno, stragi come quella di Vergarolla a Pola nel 1946, a guerra finita, la più sanguinosa strage nella Repubblica Italiana; né all’esodo di una popolazione intera; né agli sputi dei comunisti italiani verso i profughi in cerca di salvezza, in fuga dal “paradiso jugoslavo”; né alla vergogna dei campi-profughi; né alla tragedia di Goli Otok per i Monfalconesi e all’obbligo del silenzio per i sopravvissuti. Inchioda alla poltrona la scena della bambina che muore a Vergarolla insieme ad altri 109 innocenti, mentre il Dottor Geppino Micheletti e i colleghi operano i feriti per decine di ore; ma Micheletti ha perduto i suoi due bambini e due altri congiunti; e le due scene con i piccoli che, espertissimi coristi, cantano Dentro la buca! e Noi siamo la classe operaia.
A fine spettacolo, fra un tripudio di applausi, il Sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio, Tullio Canevari, è stato accolto sulla ribalta ed ha letto una pergamena riportante la benemerenza acquisita da Simone Cristicchi nei confronti della città di Pola ed ha consegnato all’attore la targa d’argento “Istria Terra Amata”, conferitagli a Pola il 17 maggio 2014, quando lo stesso riconoscimento fu consegnato anche allo scrittore Jan Bernas, ispiratore dello spettacolo e coautore.
Fra il pubblico, applaudiva anche Leonardo Bellaspiga, autore dell’incisione riportata sulla targa. Marco Fornasir, Presidente degli Amici Triestini di Milano e Consigliere del LCPE, ha consegnato a Cristicchi una targa a nome dei triestini residenti a Milano.
Spettatori giovani e anziani e alcuni colleghi hanno poi assediato l’attore per esprimergli i loro complimenti e la loro vicinanza spirituale. Le presenze si sono mantenute molto alte anche nelle rappresentazioni successive e le rappresentazioni riservate alle Scuole hanno registrato il tutto esaurito.
Tito Lucilio Sidari (Milano)