Anche quest’anno, il 18 agosto, ci siamo riuniti a Pola attorno al Cippo, la cui posa nel 1997 per volontà congiunta del Libero Comune di Pola in Esilio, del Circolo Culturale Istria e della locale Comunità degli Italiani costituì la prima espressione tangibile di una nascente volontà di dialogo tra le parti separate della nostra originaria comunità, per rendere un sentito e commosso omaggio alle vittime innocenti dell’eccidio di Vergarolla: ai 64 nostri concittadini le cui salme poterono essere riconosciute, ai poveri resti di coloro a cui non fu e mai sarà possibile dare un nome, alle decine di feriti ed alla memoria del dr. Geppino Micheletti, figura simbolo di questa nostra tragedia.
Come riscontrabile nella cronaca della giornata a pagina 4, la partecipazione alla celebrazione, rispetto alle passate edizioni, oltre che più numerosa, è stata anche più "qualificata" – per la presenza, per la prima volta, dell’Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Alessandro Pignatti Morano di Custoza, di autorità espressamente venute dall’Italia oltre che locali e di rappresentanti di altre associazioni del mondo della diaspora – dando così testimonianza di maggiore condivisione di una memoria, che non vuole essere e non è solo nostra, tradottasi in un’eccezionale "infioritura" del Cippo.
66 anni or sono interpreti dei sentimenti della allora dolente, sgomenta e rassegnata, al peggio, popolazione di Pola furono soprattutto le pagine della nostra "Arena". Andandole a rileggere e rivivendone le emozioni, vi si scopre, tra l’altro, che l’allora direttore e fondatore del giornale, Guido Miglia, attribuì la responsabilità di fondo per l’accaduto alla guerra.
Erano momenti tragici e di forti tensioni e la spersonalizzazione, per così dire, da lui fatta delle responsabilità appare quasi una scelta obbligata e di comprensibile buon senso; oggi, un simile modo di affrontare il problema apparirebbe, però, pilatesco ed anacronistico. Le guerre non sono qualcosa di inevitabile ed imprevedibile; sono dovute alle passioni ed agli appetiti degli uomini ed investono, pertanto, loro precise responsabilità che, nello specifico caso di Vergarolla, stanno gradualmente emergendo dagli archivi della storia configurandolo, senza ombra di dubbio, come un crimine e non come un fatto accidentale. Onestamente lo riconobbe, nel corso di un’analoga cerimonia di diversi anni fa (vedasi l’articolo della «Voce del Popolo» del 19 agosto 2004) anche il sindaco pro tempore di Pola Luciano Delbianco. Oggi, inoltre, in via di attenuazione le contrapposizioni di un tempo, appare possibile, oltre che doveroso, affrontare questa ed altre simili problematiche con maggiore serenità ed obiettività per giungere, come da anni si dice di voler fare, alla definizione di quella verità che, assolutamente da non dimenticare, deve porsi alla base di più stabili e, soprattutto, rispettosi rapporti tra nazioni e popoli vicini. Se, pertanto, risulta, sotto taluni aspetti, tuttora prematuro giungere a conclusioni di tipo politico in merito a quanto accaduto, è, di contro, già ora possibile fare, quantomeno, una considerazione di tipo civico.
Vergarolla è stato un episodio tutt’altro che marginale nella storia di Pola avendo determinato un cambiamento epocale della sua società e del suo sviluppo tale da ingenerare, nei cuori e nelle menti non solo dei suoi originari abitanti, due diverse realtà: quelle della Pola di ieri e della Pola di oggi. A ben guardarsi d’attorno e con un pizzico di maggiore razionalità appare in tutta evidenza e ben più concreta anche un’altra realtà, quella di una Città in costante e continuo divenire come testimoniano le sue pietre; una realtà di cui tutti dovremmo, anzi dobbiamo, prendere atto e farcene una ragione; una realtà nella quale, peraltro, la presenza italiana, al di là dell’ufficialità, è tuttora viva e, pur soggetta ad avvertibili condizionamenti che ne limitano comportamenti e possibilità d’espressione, con maggior coraggio e sincerità da parte di alcuni e meno da parte di altri suoi esponenti, non manca oggi di esprimere solidarietà e simpatia, quando non anche amicizia, nei nostri confronti; solidarietà e simpatia che, a chi lo merita e ce ne sono, dovremmo essere anche noi, sempre più numerosi, disponibili a ricambiare senza riserve.
La nostra cerimonia, pertanto, non ha voluto solo ricordare un tragico momento di frattura quanto piuttosto dare un segnale di continuità. Un segnale che potrebbe essere di gran lunga più forte qualora questa cerimonia, anziché essere voluta ed organizzata da coloro che siamo usi definire, con una terminologia che vorremmo poter accantonare, esuli e rimasti, fosse organizzata dalla Città di Pola e dai suoi reggitori – peraltro, nella circostanza, formalmente partecipi – e qualora ad essa presenziassero affiancati, in un’ottica appunto di continuità nel cambiamento, così come lo sono al balcone del suo Municipio, anche i colori di Pola, dell’Italia, della Croazia e, in un domani ormai prossimo, dell’Europa. Sarebbe un segnale di raggiunta maturità civile e civica ed un faro acceso sul futuro di noi tutti. È l’auspicio e l’invito che rivolgiamo a quanti sono nella condizione di accoglierlo e che talune presenze e le parole pronunciate, in particolare, dalla prof. Claudia Milotti, Presidente dell’Assemblea della Comunità degli Italiani di Pola, e dall’ambasciatore Pignatti Morano di Custoza fanno apparire non poi così peregrini.
Per concludere, la celebrazione dell’Anniversario di Vergarolla è stato un nuovo successo ed un ulteriore piccolo passo avanti sul percorso da anni intrapreso per contribuire, senza dimenticare, a costruire un futuro di relazioni migliori rispetto al passato.