È stato un successo al di là di ogni più rosea previsione il 55° Raduno Nazionale degli Esuli da Pola svoltosi da giovedì 16 a domenica 19 giugno 2011 per la prima volta nella città natale. Si è trattato di un "ritorno a casa", per quanto temporaneo e simbolico, di una tappa rilevante di un ineludibile percorso di riavvicinamento, ricomposizione e riconciliazione tra esuli e "rimasti" volto a ricucire almeno in parte il lacerante strappo subito 64 anni fa con l’esodo.
I 187 radunisti e gli altri amici e invitati, per un totale di oltre 200 persone, hanno cominciato ad affluire giovedì pomeriggio nei quattro rispettivi alberghi: il Riviera, il Pula, il Galija e lo Scaletta. Ma c’era anche chi si è rivolto a parenti, amici, affittacamere oppure disponeva di un proprio alloggio. Tale sventagliamento ha creato qualche difficoltà operativa e un super-lavoro agli organizzatori. Ma è stato uno dei "frutti inattesi" della straordinaria partecipazione, largamente superiore a quella di tutti gli ultimi anni. Una novità assoluta di questo storico evento è stata la presenza di figli e persino nipoti di esuli, attratti dall’idea di poter visitare la località d’origine insieme ai loro "veci" quasi a volerne cogliere il "testimone".
Il raduno vero e proprio ha avuto inizio attorno alle 19.30 del 16 giugno con gli indirizzi di benvenuto rivolti ai partecipanti, presso gli hotel Riviera e Pula, rispettivamente dal nostro sindaco Argeo Benco, affiancato dalla prof.ssa Silvana Wruss della Comunità degli Italiani di Pola (CIP), e dal nostro direttore Silvio Mazzaroli, unitamente al signor Davide Giugno della locale comunità, che hanno concluso augurando a tutti di vivere con gioia e serenità questo ritorno nella terra dei padri. Al Riviera l’arrivo del prof. Stefano Zecchi, accolto dal sindaco, ha suscitato uno spontaneo applauso da parte dei presenti. Sono seguiti un rinfresco e la cena.
Successivamente, sempre al Riviera, i 13 consiglieri presenti (su 15) hanno dato vita a una lunga riunione del Consiglio comunale dove, oltre a fare un bilancio dell’anno appena trascorso, hanno discusso dei prossimi traguardi da raggiungere. Le decisioni per il futuro sono state prese all’unanimità, con l’impegno di presentarle il giorno successivo all’Assemblea dei soci. In contemporanea, gli altri radunisti hanno potuto assistere nella sala riunioni dell’albergo al film Cuori senza frontiere, girato nel 1950 da Luigi Zampa.
Venerdì 18 giugno è stata una giornata molto intensa e impegnativa. Già verso le 9 i partecipanti hanno cominciato a riempire l’ampia terrazza della CIP in via Carrara 1, dove sono stati loro offerti caffè e dolcetti. Quindi sono entrati nell’attigua sala conferenze. Il labaro dell’LCPE ha fatto per la prima volta ingresso nella CIP ed è stato collocato sul palco, accanto a una raffigurazione della penisola italiana realizzata dagli studenti della scuola elementare-media cittadina «Dante Alighieri». Le 160 sedie predisposte per l’occasione sono risultate insufficienti, tanto che diverse persone sono rimaste in piedi.
Ad accogliere gli ospiti è stato il presidente della CIP e vice-sindaco di Pola Fabrizio Radin. «Farò – ha esordito – un discorso bilingue: prima in italiano e poi in dialetto. Dico a tutti voi: benvenuti a casa! Due giorni fa erano qui i dirigenti del protocollo del Quirinale e della Presidenza della Repubblica di Croazia per i preparativi delle cerimonie con i presidenti Napolitano e Josipović, ma non hanno creduto che questa scenografia fosse casuale. Invece è stata realizzata per lo spettacolino di fine anno nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: l’abbiamo fatta non per dimostrare qualcosa agli altri, ma per noi, perché la nostra comunità di rimasti ci tiene molto alle tradizioni, alla lingua e alla cultura italiana. Siete tutti invitati al concerto che si terrà all’Arena il 15 luglio. Fra di voi c’è anche mia zia Nadia, tanto per dire che ogni nostra famiglia ha una sua parte esodata. Perciò non possiamo che essere vicini alle variegate motivazioni che sono state all’origine dell’esodo da Pola e dall’Istria – un evento tragico e di massa – e sensibili alle vostre istanze e ai vostri sentimenti, con grande comprensione e solidarietà».
«Mi chiedono i giornalisti della maggioranza – ha aggiunto Radin – perché questo 55° raduno si svolga a Pola proprio adesso. E io rispondo: arrivano piano piano, con vent’anni di ritardo! All’origine c’è un trauma che ha prodotto sentimenti difficili da vincere, da superare. Ma voi oggi li avete superati e di questo vi ringrazio a nome dei polesani rimasti. Questo è un giorno storico per tutti quanti noi. Spero che si ripeterà nel tempo. Ora è stato rotto il ghiaccio e sarebbe ingiusto che si ricomponesse, che la nostra comune appartenenza si nascondesse nuovamente al di sotto. Sarete voi a decidere; sappiate però che le porte di questa Comunità sono aperte da vent’anni e lo saranno sempre in futuro, per voi e per i vostri discendenti».
«Spero – ha continuato Radin in dialetto – che ve trovaré ben de noi, a casa. Probabilmente vardaré con oci critici quel che vedaré. Ma anche noi ghe volemo ben a ’sta cità che sta cambiando molto velocemente, no so se in ben o in mal… Tante genti xé vignude e ancora le sta vignindo. Presto saremo in Europa, cascarà i confini, gavaremo la stessa moneda, el stesso passaporto. Ma ghe sarà ancora gente che parlarà el nostro dialeto e che ghe tegnarà ale nostre tradizioni. Zerché de esser indulgenti con noi, de vardarne senza la cativeria polesana almeno per un per de giorni».
«La nostra – ha risposto Benco – è un’associazione coesa nel mantenere la cultura e il dialetto e da anni ha lavorato in perfetto accordo con la CIP, che ringrazio per averci aiutato a realizzare il sogno di tanti anni di riportare, per quanto possibile, i polesani nella loro terra. Un anno fa eravamo un po’ scettici, ma poi ne abbiamo parlato con la dirigenza della Comunità, che ci ha dato un grosso aiuto morale per realizzare l’idea. Senza il loro appoggio e aiuto non avremmo potuto fare una cosa del genere». «Pensàvimo – ha proseguito in dialetto – che 70 partecipanti fossi un bon punto de partenza. Nissun però se ’spetava 200 e questo ga creà problemi pei alberghi e le altre sistemazioni. I Palermo se ga dà molto de far. Ringrazio la Comunità per averne permesso de ’rivar a ’sto punto. Per ricordar ’sto giorno e el nostro passagio consegno al presidente ’sta targa che disi: «Gli Esuli da Pola nel loro 55° Raduno nazionale, primo nella città natia, alla Comunità degli Italiani di Pola, con l’auspicio di una definitiva ricomposizione delle nostre genti forzatamente divise. Pola, 16-17-18-19 giugno 2011».
In conclusione il direttore de "L’Arena di Pola" ha invitato tutti i convenuti a recarsi al vicino Teatro Romano per una foto di gruppo. L’accesso è stato un po’ difficoltoso per alcuni, ma le foto sono riuscite benissimo e resteranno a perenne ricordo di un piccolo-grande avvenimento.
I radunisti hanno quindi raggiunto il battello loro riservato per un’escursione intorno alle isole Brioni, che durante la navigazione sono state dettagliatamente illustrate dall’esule Tullio Canevari, il quale da ragazzino aveva avuto la fortuna di risiedervi suscitando l’invidia dei più. Attraccati al molo di Barbariga, presso un vecchio forte asburgico in abbandono, a bordo si è consumato un gustoso "rebechin" a base di ottimi branzini. Dopo una breve sosta a terra che ha consentito ai più audaci un fugace pediluvio in mare, il battello ha fatto rientro nel porto di Pola. La gita è stata un’ottima occasione, oltre che per assaporare il paesaggio mediterraneo ancora largamente intatto, anche per fraternizzare rivivendo i tanti ricordi comuni ed intonando i nostri tradizionali canti. Scesi a terra, i partecipanti sono rientrati in albergo.
Paolo Radivo